Giorno 1: non tutte le ciambelle escono col buco


La partenza non è nata sotto una buona stella: dopo aver rinviato di un giorno causa cattive condizioni meteo marine stamattina all’alba ci siamo trovati difronte a un po’ di onda e sovrastati da una coltre di nubi che a Genova associata a umidità e afa chiamiamo Macaja, in parole povere una brutta bestia!

Ma non demordiamo e anche se il sole latita e per una spedizione che si muove a energia solare, diciamoci la verità, è uno scazzo, si decide lo stesso di partire.

Alle ore 8:00 spingiamo elettra in mare e testiamo per la prima volta la ricarica de La Poderosa. Sembra tutto bene, da qui in poi proseguiamo le nostre strade si dividono e il racconto procede su due binari paralleli.

Dalle 8:30

La Poderosa:

La Partenza pare meglio di quanto mi aspettassi. Il pesante carello, gravato per lo più da una batteria al piombo da auto di circa 20kg, sembra non inficiare la resa del piccolo motorino della ruota posteriore della bici. Il mangia e bevi e mi porta a Nervi fila liscio e anche via cavallotti viene spianata dalla poderosa. A Nervi però brusco risveglio la salita che porta al bivio di sant’Ilario è l’antipasto delle lacrime che dovrò versare in seguito, ma tutto sommato riesco a superarla, agli 8 all’ora ma ce la faccio.

Arrivato a Bogliasco una piacevole sorpresa: vengo raggiunto da un vecchio amico e collega Ivan animatore di varie associazioni di biker e storico frequentatore del cicloriparo di palazzo verde.

Proseguiamo insieme fino a Recco, ed è piacevole scambiare due chiacchere sul viaggio, sulla nuova fichissima bici da corsa di Ivan e sul mio mitico carellino fotovoltaico.

A Recco però inizia la Ruta e qui presto capisco che La Poderosa col suo poderoso carrello non è fatta per quelle pendenze. E’ una lenta agonia.

Qui devo aprire una parentesi tecnica.

Il “Motorino” della ruota posteriore della poderosa da un contributo di potenza di circa 200 W e ha un unico rapporto con un 12 dietro. Insomma palesemente insufficiente per scavalcare lunghe salite con pendenze superiori al 7%.

Dopo circa 1 km La Poderosa non va più su. Devo spingere.

Tutta le salita, circa 6 km, diventa un mio piccolo calvario appena la pendenza diventa più potabile riesco a fare qualche metro pedalando ma per lo più spingo e pensando al Bracco dei prossimi giorni inizia a scendermi qualche lacrimuccia. Mi faccio coraggio e tiro avanti, la vetta è vicina.

Ore 10:30 Arrivo in cima alla Ruta: Gioa misto dolore, più la seconda perché dopo tanta fatica inizia a piovigginare. Dopo qualche minuto per riprendermi, seconda lieta visita della giornata. Vengo ragiunto da Romano e Justine che mi portano la radio per poter comunicare con Elettra

Attendiamo che spiova. Quale posto migliore se non intorno ad un tavolino imbandito con focaccia al formaggio, torta di zucchine, focaccia con le cipolle, baci di dama e cornetto con la marmellata?

Attendiamo news da Elettra che sembra essere molto in ritardo sulla tabella di marcia, dopo un’oretta circa e dopo aver salutato Justine io e il moto munito Romano decidiamo che non possiamo fermarci….la strada è ancora lunga? I muscoli rischiano di raffreddarsi troppo? No!

Ore 12:00 Arrivati a Rapallo e trovata la prima bettola vicino alla stazione arriva il momento di grigliata e fritto di pesce d’altronde scarseggiando lenergia solare dobbiamo integrare quella chimica dei muscoli delle gambe.

Dopo lunghi minuti di silenzio dalla radio sulla posizione di Elettra decidiamo di chiamare e qui la brutta notizia l’inizio del secondo racconto

Ore 8:30

Elettra: una giornata proprio senza buco, la spedizione via mare ha avuto una serie di sfighe non da poco, e al momento elettra è rientrata alla foce.
La giornata inizia con la maniglia anteriore che si stacca dai suoi rivetti, al che prontamente l’equipaggio si accinge ad aggiustarla, ma la rivettatrice non vuole proprio tirare i rivetti. Ne troviamo una in prestito per fortuna.
La giornata prosegue e finalmente elettra entre in acqua. Sembra che siamo pronti a partire quando ci accorgiamo di avere a bordo la radio che serve alla poderosa. Torniamo a riva e una brutta manovra unita ad una onda piu alta delle altre spinge troppo a riva la barca che toccando il fondo fa sbalzare fuori dalla sua sede il motore che cade in acqua ma viene prontamente recuperato e ricontrollato. Sembra tutto ok e si riparte.
Le condizioni non sono facili, sole completamente assente e coperto dalle nubi e mare e vento dritti sul muso. Si procede a velocità 4 ma ci si muove di poco allora si decide di aumentare ma col rischio di far scendere un po’ troppo la batteria. Tiriamo fuori il cartografico, ma sfiga vuole che senza utilizzo si sia scaricato… va beh si procede navigando a vista.
Il sole proprio non vuole spuntare, anzi viene fuori anche qualche goccia.
La batteria va giu mentre si attende lo sbucare del sole.
Navigando navigando per non rischiare di scaricare troppo la batteria decidiamo di sostituirla con quella di rispetto. Nel compiere questa manovra ci rendiamo conto che il regolatore di carica non si comporta come dovrebbe, anzi sembra proprio che non funzioni. Buttiamo l’ancora, smanettiamo un po ma proprio non ne vuole sapere di funzionare. Riflettiamo un po sul da farsi e dato che è un pezzo fondamentale e, non avendone uno di ricambio, decidiamo di rientrare.
La batteria non è molta, giusto quella di emergenza. Il vento che prima ci rallentava picchiandoci in faccia è girato e non ci spinge piu bene come avrebbe potuto. Issiamo la vela quadra che ci spinge comunque.
Giusto per prenderci un po in giro le nuvole hanno deciso di lasciare spazio ad un sole che spacca le pietre proprio mentre noi non abbiamo piu il componente che ci permette di ricare le batterie.
Nonostante tutto riusciamo a rientrare e alla foce.
Ci si apre davanti un altra sfida: sfiga vuole che quel pezzo sia proprio uno di quelli piu difficilmente reperibili e perciò domani mattina ci tocca fare il giro di tutta la citta sperando di trovare un degno sostituto che ci permatta di tornare in pista. Speriamo bene…