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Su questa pagina troverai la storia di un visionario viaggio che si è tenuto nell’estate del 2018. I post che leggerai sono stati pubblicati giornalmente ed erano degli aggiornamenti del viaggio in corso d’opera, questo è il motivo per cui si trovano in ordine inverso. Con l’aiuto di un po di curiosità, spero riuscirai a leggerli partendo dal post più vecchio. Buona lettura

Il viaggio è interrotto

Signore e signori, purtroppo il viaggio è fermo proprio dove lo abbiamo lasciato, Quercianella, e non continuerà almeno per quest’anno…
Rotture ripetute e congiunzioni temporali nefaste non hanno permesso all’equipaggio di continuare quest’incredibile avventura.

Ho avuto modo di pensare lungamente a quali siano state le cause che non mi hanno permesso di portare a termine il viaggio…
La piu ovvia è che bruciare motori come fossero sterpaglie oltre a non essere proprio “ecologico” è anche poco affrontabile dal punto di vista economico.
Analisi profonde delle cause che hanno portato alla rottura mi hanno fatto capire che:
Il primo motore si è bruciato perchè dalla barca è caduta in acqua una cimetta che si è avvinghiata nell’elica e di conseguenza le correnti sono salite alle stelle bruciano i contatti(mannaggia a me che non ho messo il fusibile eppur le so ste cose), il giorno dopo l’errore della cimetta il primo motore ci ha lasciato.
Abbiamo recuperato magicamente un secondo motore praticamente nuovo ma, anche lui si è beffato di noi, solo dopo un’ora di run ha smesso di andare.
In questo caso le cause sono da attribuire all’elica dell’altro motore: il passo di quell’elica è troppo “cattivo” rispetto a quello che il nuovo motore poteva reggere. Il vecchio motore infatti con grande probabilità è stato pensato per tenere un numero di giri più basso, mentre quello nuovo era progettato per girare ad un regime più alto.
Il nuovo motore (poverino) non riusciva mai a raggiungere il numero di giri a cui avrebbe voluto lavorare, questo ha fatto si che le correnti fossero sempre più alte di quello percui era stato progettato e la sede di una spazzola che si è riscaldata ha fuso l’isolante dei cavi che passavano li vicino mettendoli in corto–>motore rotto!

Tutto questo li per li non lo sapevamo e lo ho scoperto rismontando aggiustando e facendo prove.
Il non sapere che cosa ci teneva fermi e la sensazione di continuare a sbattere contro un muro ha fatto si che desistessimo dal raggiungere il nostro obiettivo.
Ho anche successivamente scoperto perchè il primo motore non funzionava dopo tutta quella bella revisione che gli abbiamo fatto, un contatto che porta corrente alle spazzole toccava il rotore in un punto fungendo anche lui da spazzola ma nel punto sbagliato e anche qui –>motore che non funziona!

Quindi: i motori con le spazzole con grosse correnti, come già si sapeva, non durano molto.
Il problema è che, perquanto si cerchi, non si trovano altro che motori cinesi da 150-200 euri fatti con materialacci(spesso solo da lago) e motori super fieri ma che costano 2K euri.
Un bel salto! e li in mezzo non si trova nulla.

Facendo un po’ io conti del viaggio abbiamo percorso con Elettra 100Mn di 140Mn e con la Poderosa 220Km di 280Km che intendevamo percorrere.
Insomma non ci siamo proprio fermati dietro l’angolo…
Avremmo dovuto prendere a testate e infrangere quei muri, ma della distanza la abbiamo coperta.

Saluto tutti quelli che all’elba ci aspettavano e che almeno per quest’anno non ci vedranno arrivare.

Mi piacerebbe, pensando in prospettiva dare ad elettra un motore brushless e di materiali migliori; ma pensando ancora più in prospettiva sarebbe bello riuscire a solarizzare un mezzo più serio che so tipo un 7 metri pensato già per andare a vela e poter coprire tratte più serie.

Ma il cosa ne sarà lo lasciamo scegliere al futuro…

vedremo io sono curioso!

Sempre Giorno 8: un grande stop

Forse avevamo bisogno di prenderci un po di tempo per capire come interiorizzare la situazione e, rotture di telefoni a parte, questo é il principale motivo per cui negli ultimi giorni non ci sono stati aggiornamenti sul blog.

La gioia di cui eravamo carichi ripartendo si è velocemente esaurita. Dopo appena un’ora di navigazione il motore ci ha mollato.
Non gira proprio piú.
Sprofondiamo in un immenso sconforto.
Per fortuna non siamo troppo distanti da riva, poco meno di un miglio, che fare?facciamo due prove veloci, ma il motore non vuole saperne di girare. Abbiamo un levante che ci porta verso riva e per aiutarlo e poter anche scegliere un po’ dove andare, apriamo la vela. Il porticciolo più vicino è Quercianella ci dirigiamo la. A vela arriviamo quasi all’imboccatura del porto e poi tiriamo fuori i remi e ci mettiamo a vogare. Gli occhi di tutto il porto e del molo sono puntati su di noi. Sono principalmente occhi curiosi, che non si sono mai posati su un mezzo bizzarro come Elettra, ma noi ce la viviamo un po’ come una sconfitta. Buttiamo la nostra ancora di poppa e prendiamo un anello sul molo a prua. La barca è in salvo e noi anche.
Cerchiamo un autoctono per confrontarci e spiegare la situazione. Appresso al porticciolo c’è un circolo velico, li cerchiamo qualcuno con cui parlare.
Troviamo chi giá ci aveva osservato da lontano coi binocoli. Chiediamo ospitalità e ci viene concessa, come ogni porto degno di questo nome deve fare.
Ci guardiamo e capiamo che continuare a bruciare motori come se fossero noccioline non è il caso. Chiamo così Paolone e facciamo partire la manovra di rientro. Paolo con la macchina pronta per caricare elettra arriva in appena due ore un tempo che rende ancora piu amaro il rientro.
Nella mia percezione spazio-temporale la liguria è molto distante mentre per una macchina con un po di litri di gasolio nel serbatoio è a solo due ore…
Smontiamo elettra e la prepariamo per il trasporto, quando paolo arriva riusciamo a mettere tutto in macchina e siamo pronti per il rientro.
Un grande saluto a Bond che in maccina non ci sta, e siamo in viaggio su ruota.
Rientando rimuggino sulla situazione:
In un viaggio cosi i problemi sono all’ordine del giorno, farsi prendere dallo sconforto non aiuta. E se avessimo preso un momento in piu per riguardare il motore e cosa aveva di rotto…
Insomma, nonostante elettra sia riuscita a percorrere 100 miglia con sole energie rinnovabili non mi sento appagato, l’obbiettivo non è stato raggiunto, di miglia ne voglio 140.
E perche non rientrare per “fare una sosta ai box” e poi ripartire?
Infondo la fretta è l’unico ingrediente non necessario a questa avventura.
Smonto il motore e lo aggiusto e poi rimango in osservazione del meteo mare; se si apre una finestra di tempo buono si riparte.
A questo punto direi che il miglior saluto è: a riaggiornarci!

Giorno 8: troppe cambiamenti tutti insieme

Ci svegliamo per le 6 e 30 e ci mettiamo a smontare l’elica del vecchio motore per montarla sul motore nuovo.
Momento momento momento, non sono compatibili e in più il dado che si avvita sul vecchio albero motore è un M8 mentre il nuovo dovrebbe essere un M10 a passo fino.
Niente non possiamo riprendere il viaggio qualcuno deve farsi un giro a Livorno per bullonerie.
Ieri è andato bond oggi tocca a me.
Prendo l’elica, il motore, a cui con una cimetta faccio una tracolla, e mi metto a fare autostop in direzione Livorno.
Non si ferma nessuno, poi riesco a convincere due che escono dal bar a farmi dare un passaggio, loro vanno nella zona commerciale e mi dicono che mi possono scaricare da leroy merlin. Perfetto penso io!
Il passaggio era perfetto, ma il negozio per nulla…
Entro e vado nel reparto viteria e mi accorgo che non esiste nessun dado di nessuna dimensione che non abbia i classici passi.
Chiedo in giro ma nessuno mi sa aiutare.
Che postaccio, un negozio grande ettari che non ha neanche un dado. Questi grossi centri commerciali servono proprio solo a far comprare alle persone cagate che si rompono in poco tempo, ma non ti aiutano appena hai una necessità un attimo piu particolare.
Esco e nel mezzo del nulla livornese non so cosa fare. Decido che la zona del porto potrebbe avere le soluzioni che cerco, mi rimetto quindi a fare autostop in quella direzione.
Non si ferma nessuno, ma arriva un autobus decido di prenderlo insomma qualsiasi posto è migliore della zona dei centri commerciali.
Sull’utobus non ho da fare il biglietto perche ho piu contanti ma solo il bancomat. L’autista mi chiede dove io debba andare e io gli rispondo “non so, ovunque io possa trovare un dado che si infili qui.”
“Ma perché?” mi dice lui cosi gli racconto la storia, quella che potete trovare guardando i post precedenti.
“Ah allora se la tua situazione è questa ti mando in officina li si che hanno modo di aggiustare tutto”
Mi porta in officina, quando arrivo la sapevano gia la mia storia ed in due o tre erano pronti ed invasati per darmi una mano. Troviamo subito il dado, ma bisogna ancora adattare l’elica, inutile dire che è stato un lavoro da ragazzi adattare l’elica per i fantastici meccanici che sono abituati ad aggiustare autobus.

Ricco di gioia di aver trovato tutto questo supporto, dopo essermi fatto spiegare la strada per calafuria, saluto tutti i nuovo amici ringraziandoli di cuore e dicendo: “è proprio vero che quest’officina può tutto”.
Vari cambi di bus e arrivo a calafuria.
Si mangia un boccone, si monta il motore e finalmente si riparte.

Giorno 7: altro motore altra avventura

Mi scuso se non ho aggiornato giorno per giorno ultimamente, ma l’intensità di questi ultimi giorni è stata notevole, aggiungiamoci lo smartphos caduto in acqua (per fortuna funziona di nuovo ) e la scarsa voglia di aggiornare (se continuate a leggere capirete perché)…

Siamo sempre nel giorno 7 tristi e sconsolati perché nonostante una giornata a scarognare sul motore al momento cruciale lui non gira.
Dobbiamo trovare un altro motore, ma come fare ?
I motori elettrici in mare non sono per nulla diffusi, si trovano molto nei laghi (forse è per questo che non durano).
Spremiamo le meningi e facciamo girare gli ingranaggi e da lontano intravediamo una strada…
L’oasi di massaciuccoli ha solo barchette elettriche non è che magari hanno un motorello da imprestare ?
La cara Silena ci fa da contatto e fa una chiamata esplorativa, qualcosa si può fare… riceviamo un numero e lo chiamiamo.
Parliamo con Andrea che si dimostra incuriosito del progetto e ragioniamo un attimo sul da farsi. I motori gli servono e non può imprestarli, ma ce n’é uno senza selettore di velocitá e senza elica che potrebbe fare al caso nostro.
Fantastico, Abbiamo un motore!
Ora dobbiamo capire come portarlo a calafuria.
Facciamo un po di chiamate e alla fine l’ottimo Paul ci viene in soccorso.
In meno di 3 ore abbiamo un altro motore! Incredibile!
Belli contenti appena arriva Paul ci godiamo un aperitivo e poi ci cuciniamo un bel cefalo da almeno un kilo che ho preso in un giretto sott’acqua poco prima.
L’idea di riprendere a viaggiare da all’indomani tutta un’altra prospettiva rispetto a 3 ore fa.
Andiamo a dormire presto connl’idea di svegliarci e partire.

Giorno 7 : un’altra falsa partenza

Ci svegliamo a calafuria cle quest’insenatura ancora non so è riempita di persone. Il motore procede a 4 con un discreto sole che ci ricarica quando:

IL MOTORE NON GIRA PIU’

Non si capisce cosa sia… il selettore di velocità non è più parte del circuito ormai da giorni sta volta il problema è piu serio… rientriamo a calafuria per via del suo comodo attracco e ci mettiamo a smontare il motore…

Dopo aver tolto l’elica ci rendiamo subito conto che ci manca una chiave da 8 a tubo per smontare il blocco motore, decidiamo quindi di andare a chiedere in prestito una chiave al Diving di Calafuria proprio li sopra. Si rendono subito molto disponibili, anzi ci invitano a metterci a smontare il motore proprio da loro, meglio un bancone all’ombra che uno scoglio ricurvo no?
Ne approfitto per ringraziarli di tutto:
Sostegno rispetto all’utensileria, ma anche tanto sostegno morale.

Una volta smontato troviamo l’interno del motore molto ossidato e salato, inoltre è proprio palese che si sia preso una bella scaldata. Lo puliamo e ricontrolliamo i contatti, questa è l’idea, ma per farlo abbiamo bisogno di grasso e nuovi faston (le linguette per fare i contatti elettrici). Ci si divide bond va in cerca di ció che ci manca e io mi metto a pulire il motore.
La ricerca è ovviamente meno lineare di una sciacquata, ma attendiamo il report di biond per questa storia…
Insomma quando ritorna con tutte le precauzioni del caso, un paio di tentativi e tonnellate di grasso rimontiamo il tutto.
È il momento di testarlo.

Ma prima, come in ogni storia degna di questo nome entra in scena il cacacazzi, per meglio dire la cacacazzi.
Si nascondeva tra i bagnanti, quando, prprio mentre mi sto avvicinando alla barca, mi attacca con un “eh finalmente, potete spostare la vostra barca che qui non si riesce a fare il bagno e in piu l’ancora è pericolosa. Glielo dico o la sposta o chiamo la guardia costiera, perche sa qua non ci si puo ormeggiare sono pure una collega e le so ste cose”
Al che la mia risposta è ” guardi fossi qui a mangiarmi un panino potrei anche comprendere le sue lamentele, ma ahinoi abbiamo avuto una avaria e ci siamo dovuti fermare qui… ho controllato sulle carte e qui non indica nessun divieto di ancoraggio. Se è una questione di motori e bagnanti, guardi, ho il motore rotto e mi sembra palese che io sia entrato a remi”
Lei:”No qui non si puo proprio stare se ha avuto un problema chiami la guardia costiera e si faccia portare in un porto”
Io:” guardi non mi pare che sia di gran fastidio qua gli altri mi chiedono incuriosisti, mentre lei è l’unica mal disposata. Chiamare la guardia costiera mi pare inutile tant’è che non sono in pericolo ho solo bisogno di tempo per aggiustare ciò che mi si è rotto.”
Questa rottura continua ancora un po’ fino a che sotto consiglio degli altri bagnanti le do retta per via delle sue minacce e porto la barca remando sotto un sole cocente 200 m piu in la.
Andandomene comunque ringrazio gli ottusi come lei che piuttosto che ragionare un momento applicano le regole senza connettere o comprendere che qualcuno queste regole le avrà scritte e non sono tavole piovute dal cielo.
La figlia di questa è fuggita dalla vergogna dopo il primo scambio.

Nel nuovo ormeggio portiamo il motore, lo poszioniamo, colleghiamo i contatti, ma ancora NON SI MUOVE!
A questo punto dobbiamo trovare un nuovo motore… ma dove ?

Giorno 6: l’addio

Ci si alza senza sveglia alla foce del serchio e si ritraghetta sul lato carrabile Masa con la sua Poderosa.
Si viaggia sempre alla velocità massima, fiduciosi che saremo fermi a pranzo in modo da ricaricare le batterie e che nel pomeriggio di alzi un vento che ci spinge senza motore.
Peschiamo alla traina una piccola leccia stella e pensando a quanto potrebbe diventare grande la liberiamo subito.

Approdiamo a pranzo alla spiaggia di Marina di Pisa Dove reincontriamo Masa e ci scofaniamo insieme un buon panino pieno di ingredienti come li fanno qui in toscana.
Si riparte al pomeriggio con il vento già salito e a motore spento procediamo a una velocità di 3 nodi!
Il vento ci spinge fino al porto di Livorno e guardando bene che non ci siano traghetti, come farebbe una Paparella che attraversa la strada, noi attraversiamo l’entrata del porto.
Superato il porto il vento ci molla, ma ormai la nostra destinazione è vicina: Calafuria.
Procediamo perciò sprezzanti a 5, ormai traguardando la nostra base notturna.
Giunti a calafuria ci attendono Masa e Giovanna con delle birrette freschissime.
Questo tramonto però è triste perché sappiamo che domani la spedizione via terra con la Poderosa non ci sarà. E quindi questa birretta è un po’ piú amara, sa di addio…
Grazie Poderosa e grazie Lencio e Masa che l’hanno portata fino non è l’Elba ma hanno dimostrato che via terra si può viaggiare in equilibrio con l’ambiente. Speriamo di riviaggiare insieme.

Poderosa:

Sole a catinelle oggi. Fortissimi rovesci di raggi u-vi- a u-vi-bi e anche di tutti gli altri raggi. Bombe di sole incontrollabili e diffuse su tutto il litorale toscano.
eppure quello che raccolgo è sempre poco, mi son fatto l’idea di usare un imbuto troppo piccolo. Forse, cerco di infilarlo in un secchio inadeguato.
Il fatto è che a “The bicicletta formerly known as poderosa” questo sole non basta mai ne beve a litri e dopo pochi chilometri è già stanca lasciando l’onere di scaricare coppia alla ruota interamente sulle ginocchia del fantino che, in questo caso, sarei io.
Trasbordo per me, bicicletta e carrello raccogli sole a bordo di elettra, pedalate verso pisa, colazioni.
Seminario dal titolo “rotonde, precedenze e corsie di percorrenza” relatori io ed un enorme pilota di ambulanze, durata 10 minuti.
e poi controvento verso marina di pisa, un porto, un bar, una panineria “Ti serve ricaricare qualcosa? attaccarti alla corrente?” “No, no, grazie, ho il pannello solare” e qualcosa dentro di me muore.
Livorno, grattachecca, salite mangiaebevi, spiaggie, macchine sull’aurelia, distese di motorini che piazza dante sembra un’isola pedonale.
Arriviamo a calafuria, nome simbolico e agognato di quand’ero piccolo, e qui finisce l’avventura terrestre di questa spedizione. un bagno in mare, un brindisi d’arrivederci e salutiamo l’equipaggio di elettra mentre bici, carrello e connettori vari si stringono per entrare in un bagagliaio e ritornare a genova spinti da svariati litri di combustibile fossile.

Giorno 5: nuovi avventurieri

Il giorno 5 è particolare perche l’equipaggio della spedizione cambia notevolmente. Salutiamo Luca e Ale che rientrano e accogliamo rispettivamente in barca e in bici: Bond e Masa.
La navigazione e il ciclare iniziano tarda mattinata vista la serata di ieri, nonostante ciò alla fine riusciamo a rimanere sulle nostre 14 miglia giornaliere.

Elettra:
Avendo l’energia accumulata dal giorno prima ci siamo permessi una navigazione alla massima velocita(infatti in un pomeriggio abbiamo fatto 14 miglia!).
La giornata trascorre velocemente in realta perché si chiacchera molto e ci si aggiorna:una giornata in barca è un ottima occasione per aggiornarsi tra vecchi amici.
Verso le 4 si alza uno splendido vento che ci accompagna alla meta alla velocità di 3 nodi.
Giungiamo alla foce del serchio dove ci accamperemo per la serata, ma mentre entriamo nella foce del fiume delle ondate nell’acqua bassa ci entrano in barca. Nulla di grave arriviamo a riva e la svuotiamo. Per mangiare con noi giungono degli amici Pisani,ma arrivano dall’altro lato del fiume cosi li carichiamo e li trasbordiamo.
Nel frattempo arriva masa, sempre dall’altro lato, e cosi carichiamo lui, la poderosa, il carrello e lo portiamo all’accampamento.

La barca è al sicuro il fuoco è acceso, così mi infilo la muta carico il fucile e ho tempo per una breve pescatina.
Non ho mai pescato alla foce di un fiume… che curiosità!
Giro per una mezz’oretta buona in un acqua al limite del visibile senza andare incontro a nessun pinnuto.
L’unico incontro è stato con un piccolo granchio, che appena incrociato lo sguardo con il mio ha deciso di insabbiarsi prontamente.
Niente pescato sta sera, tocca una classica pasta al sugo…

Poderosa:
Travaso energia da un recipiente all’altro. Dal pannello alla batteria, poi in un’altra più grossa. L’imbuto ha due led, un dissipatore. Il vinaio rispetta la luna per imbottigliare, travasare. A me i tempi dei travasi li detta il sole. È un po’lento questo sole a scender giù, passare il pannello,le batterie e infilarsi nella ruota. A destra è uno sfilare ininterrotto di stabilimenti balneari, un’atmosfera un po’jerrycalà, senza gli sfondi anni 80. Costeggio il mare, vento a favore e ruota carica, le prime ore scorron bene tra due chiacchiere per radio, una granita e tante ciclabili. Dopo Viareggio abbandono la costa e finisco su un’aurelia veloce e trafficata con ormai poco sole da poter spendere. Per raggiungere elettra nel luogo dell’appuntamento mi tocca sperimentare una decina di chilometri controvento con pedalata ostacolata da un motore scarico. Il resto è un trasbordo, un bagno, un fuoco, umidità, cibo e vino.

Giorno 4.1

I lunghi giorni di salite e di navigazione sotto il sol leone impongono una pausa e quale posto migliore se non alla Casa Rossa di Montignoso accolti dalle compagne e dai compagni come si conviene a degli avventurieri della lentezza a degli esploratori del tempo a dei dilatatori dello spazio.

Ne approfittiamo per manutenere i nostri “bolidi” e per creare il nostro vessillo.

Elettra ha bisogno soprattutto di una sistemata all’albero evidentemente troppo sollecitato dai venti del canale di portovenere e del golfo dei poeti, la Poderosa invece doveva essere recuperata dal magazzino di un bar sul lungomare si Marina di Massa e soprattutto aveva bisogno di una bella ricarica.

Arrivato al baretto, il mitico twin peakes, vengo subito assalito dagli avventori e mi fa piacere fermarmi un po’ a chiaccherare con loro per spiegare le ragioni del viaggio e il funzionamento della Poderosa.

Elettra invece è “parcheggiata” al Paraflight alla foce del torrente frigido, un circolo nautico che molto gentilmente ci ha ospitato per queste due notti. Certo loro sono abituati a velocità molto diverse essendo prettamente amanti delle moto d’acqua, ma la nostra lentezza li conquista subito: #portiaperti per Elettra!

In serata decidiamo di andare alla festa di Fosdinovo, accompagnati dai compagni della Casa Rossa, per sentire la mitica Nada. Veniamo raggiunti da Bond che prenderà a bordo il posto di Luca e da Masa che porterà la Poderosa fino a Livorno. Beh come dire il più è gia stato fatto ora solo pianura per la bici solare. Lo scrivente dunque passa la mano e il sellino. Saluto la spedizione convinto di quello che abbiamo/stiamo facendo e soddisfatto del funzionamento del nostro esperimento.

Grazie a chi ci ha ospitato e aiutato fino ad oggi lungo la strada e chi lo farà in futuro.

Giorno 4: il numero 4 è ricorsivo

Giorno 4

Ci svegliamo in paradiso. Superati i patemi della sera precedente capiamo alla luce del mattino che ne è valsa la pena. La Palmaria è un angoletto di pace e bellezza e noi come dei naufraghi ce la siamo goduta fino in fondo. Il sole ricarica le batterie ad Elettra mentre noi ci godiamo il suo mare cristallino. Alle 11 ci carichiamo e partiamo alla volta di Portovenere. La povera Elettra fa un po fatica poihè siamo in 4 sulla barca e con molto peso in più dovuto ai vari bagagli. La traversata dura un ora circa a ma non pesa troppo i paesaggi sembrano essere mutati dal giorno precedente grazie alla luce diversa che colpisce il golfo le isole e le colture delle cozze.

Arrivati a riva ci dividiamo: la Poderosa ha riposato una notte nel parcheggio del gran hotel di portovenere, si tratta bene l’amica, la vado e recuperare mentre l’equipaggio mette mano al motore di Elettra che ha bisogno di una aggiustatina.

Ore 12:30

La Poderosa

Decido di partire nonostante l’ora più calda della giornata: un po’ perche anche oggi i km sono tanti e poi perché si sta annuvolando e voglio sfruttare un po di sole per caricare la batteria che è un po’ a terra. I sali e scendi che mi portano a Spezia dopo 12 Km sono fin gradevoli, giungo a Spezia completamente scarico e decido di fermarmi sul lungomare a mangiare un boccone e ricaricare la poderosa. Nel frattempo parlo un po’ degli indigeni locali per capire quale sia il passaggio meno difficoltoso per svalicare e giungere in toscana. Mi convincono sia Lerici. Un’altra perla del golfo.

Passate da poco le 14 con la batteria al 30 % circa visto la ricarica effettuata all’ora di pranzo parto per Lerici la strada sembra simile a quella per porto venere dei continui sali e scendi fattibili con il motorino della ruota de la poderosa….fino a che dura la batteria che puntualmente mi rimolla dopo 10 km a 500 metri dalla vetta di Lerici. Non mollo e rimango a pigiare sui pedali durissimi uno sforzo sovrumano, ma, dopo le fatiche delle spintedei giorni precedenti, non volevo più scendere dalla bici. E così svalico per me le salite sono praticamente finite. La picchiata verso bocca di magra mi serve per ricaricare un po’ la bici e affrontare il lungomare verso marina di massa dove ci attendono i compagni della casa rossa. Gli ultimi km, nuovamente con la batteria scarica risultano difficoltosi e alle 17 circa giungo alla meta attraversando il 44° parallelo.

Elettra: a Portovenere decidiamo di mettere mano al motore e mentre vado a fare la spesa per il pranzo Luca riesce a rimontare i contatti passando dalla troppo dispendiosa velocità 5 alla piu sicura velocita 4.

Per l’una prendiamo il largo in direzione Massa.
Il sole dopo poco ci lascia nascondendosi dietro ad un velo di cirrostrato, la traversata così ci risulta meno opprimente, si riesce a stare sul pagliolo senza schiattare di caldo. Pur raccogliendo meno energia la nostra velocità 4 ci permette di non preoccuparci troppo.
La traversata prosegue placidamente e quando, davanti a Montemarcello, si alza un comodo vento che ci spinge fino a Marina di Carrara dove poi ci molla. E riprendiamo alla comoda velocità 4 fino ad attraversare il 44esimo parallelo e raggiungere Marina di Massa.
Tiriamo su la lenza e ci troviamo una piccola ricciola di cui non ci eravamo accorti è cosi piccina che merita di fare ancora un sacco di miglia ma non nella nostra pancia.

dav

Alla foce del frigido ci attendono Ale, Chiara e Mattia che hanno provveduto a trovare un posto per lasciare riposare Elettra per la notte(veramente ospitali e gentili).

Per concludere la serie dei 4, il tavolo a cui abbiamo mangiato a Ricortola ad una festa dell’arci “un mondo a colori” era proprio il numero 44.

Giorno 3 e 3/4:Con la barca solare, di notte non navigare

A Bonassola il sole inizia a scaldare dalle prime ore del mattino e anche noi nonostante le fatiche del giorno precedente ci attiviamo molto presto. Per la Poderosa i km da macinare oggi sono 55 e per Elettra le miglia marine 14, destinazione portovenere.

C’è stato un cambio nell’equipaggio di Elettra che da oggi vede al fianco di Filo il buon Luca.

I mezzi hanno bisogno di manutenzione prima di partire e anche noi di una buona colazione.

Ore 10

La Poderosa

La partenza è abbastanza agevole e fresca completo la ciclabile che unisce sul vecchio tracciato ferroviario Bonassola a Levanto. Ma qui finisce subito la gioia mi aspetta una lunga e dura salita fino al santuario di Saviore. Ci arrivo in circa 2 ore per lo più scarpinando su pendenze impossibili. Decido di fermarmi li per il pranzo credendo che sia il mio ultimo pranzo. Il caldo e la fatica mi hanno proprio schiacciato questa volta. Sento Elettra via radio e ci rendiamo conto di essere allo stesso punto io sopra loro sotto Monterosso.

Finito il pranzo mi riposo ancora un’ora al fresco dei lecci secolari del santuario e interagisco con i pellegrini per capire le prossime fatiche: mi mancano più di 40 km alla meta.

Pur in un momento di massimo caldo alle 14 decido di ripartire, voglio arrivare a Portovenere con ancora la luce troppo vivo il ricordo dell’arrivo col buio a Bonassola di sole 24 h prima.

Arrivato in vetta con un falso piano inizia la strada litoranea delle 5 terre: uno spettacolo! In poco tempo arrivo a Corniglia e qui erroneamente mi ritrovo sulla strada per Pignone. Un Milanese in la con l’età mi ha sviato dal mio intento di proseguire sulla litoranea dandomi delle indicazioni palesemente errate.

Nonostante ciò l’arrivo a Spezia non è problematico e meno brutto di quanto immaginavo il su e giù che in 12 km mi porta alle 17e20 a Portovenere. La gioia diventa felicità quanto sentita Elettra scopro che hanno preso delle cozze stasera sarà sicuro una bella cenetta e spero di poterle gustare sulla Palmaria (isola di fronte a Portovenere) insieme ai miei soci…

Ore 11 Elettra:

La giornata inizia un po a rilento dopo la lunga giornata di ieri, oggi cambia uno dei componenti dell’equipaggio di elettra. Salutiamo Gianfranco con cui è stato magnifico navigare e accogliamo Luca.
Gianfranco prima di partire si premura di portare i bulloni che mancavano mentre con Andrea rifacciamo la legatura dell’albero. Intorno alle 11 io e Luca lasciamo Bonassola alla volta della Palmaria.
Le condizioni sono ottime e si procede intorno ai 2 nodi.
Raggiungiamo il parco delle cinque terre e tiriamo su la lenza .
Il passaggio davanti al Mesco é spettacolare, e appena superato ci si apre una vista sulle cinque terre.
Ad un certo punto sale la brezza e apriamo la vela che ci aiuta un po.
Poi troppo caldo ci fermiamo un miglio fuori in mezzo al blu per un bagno e quando risaliamo e accendiamo il motore nulla si muove…
Panico
Poi ci ragioniamo un po e decidiamo di aprirlo e capire cosa ha ( in mare non si sta mai con le mani in mano).
Troviamo quindi il selettore di velocità bruciato e decidiamo di bypassare.
Quindi ora elettra va solo o al massimo in avanti o niente.
Riusciamo a procedere e appena finisce il parco ci fermiamo per provare una pescatina subacquea, ma con la fretta di ripartire non si pesca bene, utilizzo tattiche sbagliate che non porteranno a nessuna cattura.
Risalgo in barca e nel frattempo si è alzata una forte brezza che ci spinge proprio in poppa.
Portovenere dista ormai un paio di miglia che facciamo tutte a vela sempre ad almeno due nodi, una veleggiata incredibile che ci fa entrare nel canale di Portovenere a vela. Un entrata in porto scenica tanto da indurre molti turisti a puntare il loro smartphone su di noi.
Finalmente incontriamo Ale che ormai ci aspettava da un po’.
Dopo due lavoretti carichiamo Ale e ci muoviamo in direzione palmaria spinti dalla vento, giriamo un capo e accendiamo il motore (sempre e solo alla massima potenza ) ma il nostro approdo é distante e le batterie scendono a vista d’occhio.
Riusciamo a raggiungere un punto buono e scarichiamo tutto.
Ma a portovenere ora Justine che ci è venuta a trovare aspetta un passaggio. Riparto solo e per fortuna con la barca scarica. Appena girata la punta mi accorgo che il vento di prima è calato e questo mi permette di tornare a Portovenere senza utilizzare troppa energia. Le batterie ci stanno mollando, ma attendo il molo per montare quella di riserva. Finalmente eccola li che mi attende al molo. Carichiamo tutto e sostituisco la batteria.
Ripartiamo e navigare in questo canale è magnifico pieno di luci e con un paesaggio tutto particolare.
La batteria però non dura come quanto sperato e dopo aver girato il primo capo segna 0 . Panico
Il vento ci spinge verso largo e la batteria non eroga abbastanza potenza da contrastare questa spinta e per un attimo pensiamo che avremmo passato la notte alla deriva su elettra in direzione Lerici.
Torniamo alle altre batterie che sono un po meno scariche e questa volta vinciamo il vento e riusciamo a ridossarci sottocosta dove si attenua.
In questo corridoio di vento basso ad un passo dagli scogli procediamo, ormai a batterie più che scariche, fino a raggiungere gli altri prodi compagni di viaggio che nel frattempo avevano preparato un ottima pasta alle cozze.
Menomale che anche questa avventura si è conclusa con un piatto di pasta. La lezione tratta invece, per quanto sembri ovvio è: no, le barche solari è meglio che non navighino di notte.

Giorno 2 1/2: Il giorno più lungo

La voglia di ripartire era tanta soprattutto per la poderosa bloccata da 2 gg a Rapallo.

L’equipaggio di elettra è desideroso di recuperare il tempo perduto. Quindi appena sorge il sole i due “bolidi” ripartono

Premetto che oggi abbiamo macinato km su km divisi in due tranche e come di consueto partiamo con il racconto su due binari paralleli

Ore 8:00

La Poderosa:

dopo una notte tormentata a causa di un vicino di tenda molto rumoroso che mi ha costretto a cambiare posto alle 4:30. Ma nulla poteva distogliermi dal mio obbiettivo: partenza alle ore otto puntuali.

E così ho fatto

Le sensazioni sono subito ottime, d’altronde ho perso diciotto kg grazie al cambio di batteria da quella al piombo a quella al litio. I saliscendi che mi dividono da Chiavari (màgari) vengono spianati abbastanza bene dalla Poderosa, ma purtroppo o per fortuna (con il senno di poi) a chiavari muore definitivamente la batteria della ruota. Decido di proseguire lo stesso poiché la strada verso sestri levante è per lo più in pianura. Giungo alla meta del pranzo dopo solo 2 ore. Inizio a caricare le batterie sul lungomare di sestri e scruto l’orizzonte in attesa di elettra, ed un fremito mi percorre la schiena quando la radio torna a parlare dopo 1,3 giorni, è Elettra!

Sta arrivando!

Ore 7:00

Elettra: salpiamo alle h 7 e appena usciamo dall’insenatura di San Fruttuoso la luce del sole colpisce i nostri pannelli e inizia a ricaricare le batterie. Mettiamo la prua a est e in un’ora e mezza siamo al faro di portofino, di fianco a noi un pescatore che con le reti tira su una bella aragosta(beato lui, a noi in tutta la giornata neanche una tocca). Dopo la punta abbiamo solo mare dritto fino a Sestri. Una leggera brezza ci rallenta e alla fine per le due prendiamo terra.

Dopo l’incontro di sestri levante si decide di ripartire destinazione Bonassola in questo modo possiamo recuperare lo svantaggio sulla tabella di marcia. Quindi un panino al volo insieme e alle ore 15:30 in punto Elettra riparte verso la prossima tappa.

Ore 15:30

La Poderosa

Saluto l’equipaggio di Elettra e mi concentro sul carrellino. Quando è arrivata Elettra infatti ci siamo dedicati a capire come rimettere in sesto il collegamento tra batteria e inverter del carrellino dato che subito dopo l’arrivo a sestri questo era saltato a causa di una sezione del cavo troppo piccola.

Nel momento di massimo irraggiamento la ricarica della batteria della ruota sembra andare a mille. Aspetto un’oretta e la ricarica da 0 arriva al 43%. Penso che sia meglio partire perchè ormai sono le 16:45.

Il bracco è il vero Golgotha della spedizione. 12 km infiniti e soprattutto i primi 4 molto duri, sopra il 7%

E niente, si resiste di più, ma alla fine si spinge….e tanto. Faticoso oltre misura. A circa metà salita senza più acqua intravedo dopo la curva la scritta oasi. Mi fermo ma purtroppo niente acqua. Capiamoci non era una allucinazione ma solo che sotto le mentite spoglie di un camping e zona ristoro c’è un bel villaggetto privato fatto di bungalov e casette private senza servizi funzionanti ma che fungono da simulacri abbandonanti.

Proseguo il calvario e giungo all’ingresso del paese di Bracco dopo aver schivata una signora molto anziana accampata a bordo strada con un triciclo e un treno di 3 vagoni fatti con carrelli da bici. mi ferma e mi chiede da dove vengo e soprattutto dove ho preso il carretto. E niente in tempo 0 era il suo carretto che gli ho rubato mi insegue per una decina di minuti ma io sono concentrato sulla vetta.

Arrivo da Davidin e non ho più il dono della parola. Entro e gli indico una bottiglia vuota di acqua gasata. Fortunatamente la signora capisce e riesco a introdurre qualche liquido. Chiedo quanto manca alla vetta al simpatico signore seduto di fronte e la risposta di Roberto, abitante del Bracco, è 3,5 Km…e le batterie sono morte!

Si spinge e per tirami su di morale penso a Roberto del Bracco…Giungo alla vetta alle ore 19. Vedo la madonna vestita da caramba che mi saluta col mitra al collo.

Inizio la discesa verso Deiva dapprima e poi Framura per prendere la nuova ciclabile verso Bonassola. Ma la discesa purtroppo non era lineare fino a framura ma costellata si mille saliscendi e da cartellonistica ingannatrice (mancano sempre 3 km a framura), senza batterie è qui il vero incubo del giorno più lungo. Arrivo a Bonassola alle 21:40

Spero tanto che i miei comparez siano stati più fortunati di me.

Ore 15:30

Elettra

Si riparte ( anche se speravamo di partire mezz’ora prima). La sosta di pranzo a permesso alle batterie di ricaricarsi quasi completamente ci possiamo perciò permettere di navigare alla massima velocitá. In un attimo abbiamo passato riva. Ci raggiungono in gommone (partiti da bonassola)Andrea, Lalla, Checca, Bobo e Chiara che ci portano “un po de cose da beive e cose da mangiä “. Ci hanno trovato cosi:

dav

Li salutiamo e continuiamo il nostro viaggio, ma riduciamo un po’ la velocità visto che il sole non è piu cosi alto.
Ad un certo punto vediamo una cosa gialla che galleggia, poi ci rendiamo conto che si muove… é un pappagallino che ad un miglio da riva stava affogando lo carichiamo su e lo chiamiamo Ginetto.

Lo asciughiamo e lo rifocilliamo e si dimostra subito un simpatico compagno di viaggio e a noi: due marinai con un pappagallo, ci fa sentire subito piu pirati…
Si alza una brezzolina che ci porta fino a Bonassola dove passeremo la notte.

Giorno 1 e mezzo

Si questa giornata non si merita un due perche la spedizione è andata avanti solo per metà. La spedizione via terra infatti ha aspettato quella via mare che dopo le grandi sfighe di ieri è riuscita a prendere il largo.

La ricerca del pezzo di ricambio è stata tutt’altro che semplice tant’è che il ricambio si nascondeva in quel di Busalla. Ma tralasciamo l’epopea del pezzo di ricambio e torniamo al viaggio…
Dopo aver sostituito il caricatore e aver riallestito elettra siamo partiti che ormai erano le 3 di pomeriggio. Le condizioni erano ottime:un sole splendido e quasi zero vento
Si naviga e si naviga quando alla lenza a traina si attacca una occhiata (ottima compagna di cena).

Verso le 7 e 30 raggiungiamo punta chiappa. Il sole ormai sta scendendo e la resa dei pannelli tende a zero cosi decidiamo, nonostante Ale ci aspetti a rapallo decidiamo di fermarci in zona. Si alza un ottimo vento e ci spinge senza motore fino a San Fruttuoso dove passeremo la notte.

Intanto:

Anche la Poderosa, seppur ferma, in attesa, ha subito un restailing. Grazie al pronto intervento del Dott Bosio il carrello fotovoltaico della poderosa si è liberato dall’enorme fardello della batteria al piombo del peso di 20 kg e ora è alimentata (sembra egregiamente) da una batteria di egual potenza ma al Litio dal peso irrisorio di 2,5 kg . Il nuovo setting del carrello ci fa ben sperare per le salite che domani affronteremo, compreso il temutissimo Bracco

Purtroppo però l’attesa in quel di Rapallo si protrarrà per un’altra notte poiché il tempo perso in mattinata non ha permesso all’equipaggio di raggiungere la vice-perla del Tigullio. Prima di passare la parola al racconto dettagliato della riscossa di Elettra mi permetto di ringraziare di cuore i gestori del camping Miraflores (http://www.campingmiraflores.it/it/) per avermi coccolato in questi due giorni di patemi per la sorte dei miei compagni di spedizione solare.

Giorno 1: non tutte le ciambelle escono col buco


La partenza non è nata sotto una buona stella: dopo aver rinviato di un giorno causa cattive condizioni meteo marine stamattina all’alba ci siamo trovati difronte a un po’ di onda e sovrastati da una coltre di nubi che a Genova associata a umidità e afa chiamiamo Macaja, in parole povere una brutta bestia!

Ma non demordiamo e anche se il sole latita e per una spedizione che si muove a energia solare, diciamoci la verità, è uno scazzo, si decide lo stesso di partire.

Alle ore 8:00 spingiamo elettra in mare e testiamo per la prima volta la ricarica de La Poderosa. Sembra tutto bene, da qui in poi proseguiamo le nostre strade si dividono e il racconto procede su due binari paralleli.

Dalle 8:30

La Poderosa:

La Partenza pare meglio di quanto mi aspettassi. Il pesante carello, gravato per lo più da una batteria al piombo da auto di circa 20kg, sembra non inficiare la resa del piccolo motorino della ruota posteriore della bici. Il mangia e bevi e mi porta a Nervi fila liscio e anche via cavallotti viene spianata dalla poderosa. A Nervi però brusco risveglio la salita che porta al bivio di sant’Ilario è l’antipasto delle lacrime che dovrò versare in seguito, ma tutto sommato riesco a superarla, agli 8 all’ora ma ce la faccio.

Arrivato a Bogliasco una piacevole sorpresa: vengo raggiunto da un vecchio amico e collega Ivan animatore di varie associazioni di biker e storico frequentatore del cicloriparo di palazzo verde.

Proseguiamo insieme fino a Recco, ed è piacevole scambiare due chiacchere sul viaggio, sulla nuova fichissima bici da corsa di Ivan e sul mio mitico carellino fotovoltaico.

A Recco però inizia la Ruta e qui presto capisco che La Poderosa col suo poderoso carrello non è fatta per quelle pendenze. E’ una lenta agonia.

Qui devo aprire una parentesi tecnica.

Il “Motorino” della ruota posteriore della poderosa da un contributo di potenza di circa 200 W e ha un unico rapporto con un 12 dietro. Insomma palesemente insufficiente per scavalcare lunghe salite con pendenze superiori al 7%.

Dopo circa 1 km La Poderosa non va più su. Devo spingere.

Tutta le salita, circa 6 km, diventa un mio piccolo calvario appena la pendenza diventa più potabile riesco a fare qualche metro pedalando ma per lo più spingo e pensando al Bracco dei prossimi giorni inizia a scendermi qualche lacrimuccia. Mi faccio coraggio e tiro avanti, la vetta è vicina.

Ore 10:30 Arrivo in cima alla Ruta: Gioa misto dolore, più la seconda perché dopo tanta fatica inizia a piovigginare. Dopo qualche minuto per riprendermi, seconda lieta visita della giornata. Vengo ragiunto da Romano e Justine che mi portano la radio per poter comunicare con Elettra

Attendiamo che spiova. Quale posto migliore se non intorno ad un tavolino imbandito con focaccia al formaggio, torta di zucchine, focaccia con le cipolle, baci di dama e cornetto con la marmellata?

Attendiamo news da Elettra che sembra essere molto in ritardo sulla tabella di marcia, dopo un’oretta circa e dopo aver salutato Justine io e il moto munito Romano decidiamo che non possiamo fermarci….la strada è ancora lunga? I muscoli rischiano di raffreddarsi troppo? No!

Ore 12:00 Arrivati a Rapallo e trovata la prima bettola vicino alla stazione arriva il momento di grigliata e fritto di pesce d’altronde scarseggiando lenergia solare dobbiamo integrare quella chimica dei muscoli delle gambe.

Dopo lunghi minuti di silenzio dalla radio sulla posizione di Elettra decidiamo di chiamare e qui la brutta notizia l’inizio del secondo racconto

Ore 8:30

Elettra: una giornata proprio senza buco, la spedizione via mare ha avuto una serie di sfighe non da poco, e al momento elettra è rientrata alla foce.
La giornata inizia con la maniglia anteriore che si stacca dai suoi rivetti, al che prontamente l’equipaggio si accinge ad aggiustarla, ma la rivettatrice non vuole proprio tirare i rivetti. Ne troviamo una in prestito per fortuna.
La giornata prosegue e finalmente elettra entre in acqua. Sembra che siamo pronti a partire quando ci accorgiamo di avere a bordo la radio che serve alla poderosa. Torniamo a riva e una brutta manovra unita ad una onda piu alta delle altre spinge troppo a riva la barca che toccando il fondo fa sbalzare fuori dalla sua sede il motore che cade in acqua ma viene prontamente recuperato e ricontrollato. Sembra tutto ok e si riparte.
Le condizioni non sono facili, sole completamente assente e coperto dalle nubi e mare e vento dritti sul muso. Si procede a velocità 4 ma ci si muove di poco allora si decide di aumentare ma col rischio di far scendere un po’ troppo la batteria. Tiriamo fuori il cartografico, ma sfiga vuole che senza utilizzo si sia scaricato… va beh si procede navigando a vista.
Il sole proprio non vuole spuntare, anzi viene fuori anche qualche goccia.
La batteria va giu mentre si attende lo sbucare del sole.
Navigando navigando per non rischiare di scaricare troppo la batteria decidiamo di sostituirla con quella di rispetto. Nel compiere questa manovra ci rendiamo conto che il regolatore di carica non si comporta come dovrebbe, anzi sembra proprio che non funzioni. Buttiamo l’ancora, smanettiamo un po ma proprio non ne vuole sapere di funzionare. Riflettiamo un po sul da farsi e dato che è un pezzo fondamentale e, non avendone uno di ricambio, decidiamo di rientrare.
La batteria non è molta, giusto quella di emergenza. Il vento che prima ci rallentava picchiandoci in faccia è girato e non ci spinge piu bene come avrebbe potuto. Issiamo la vela quadra che ci spinge comunque.
Giusto per prenderci un po in giro le nuvole hanno deciso di lasciare spazio ad un sole che spacca le pietre proprio mentre noi non abbiamo piu il componente che ci permette di ricare le batterie.
Nonostante tutto riusciamo a rientrare e alla foce.
Ci si apre davanti un altra sfida: sfiga vuole che quel pezzo sia proprio uno di quelli piu difficilmente reperibili e perciò domani mattina ci tocca fare il giro di tutta la citta sperando di trovare un degno sostituto che ci permatta di tornare in pista. Speriamo bene…

Partiti

La messa in acqua e in strada non sono state semplici ma la spedizione è partita. Alle 8 la “Poderosa”era gia in strada. E alle 9 e 30 “Elettra aveva preso il largo. Gli aggionamenti da terra suggeriscono che il Lencio è gia a Ruta di Camogli. Mentre i marinai vedono al traverso sturla.

Partenza

Udite udite ci siamo quasi, i mezzi sono ormai pronti, ma le condizioni marine non permettono la partenza…
Nella notte tra sabato e domenica viene un po’ di mare mosso e cosi posticiperemo di un giorno la partenza.
Si partirà perciò la mattina di domenica.

Domani prove in mare in modo da essere ancora più pronti.
Se passate dalla foce ci vedrete armeggiare con elettra.