Giorno 6: l’addio

Ci si alza senza sveglia alla foce del serchio e si ritraghetta sul lato carrabile Masa con la sua Poderosa.
Si viaggia sempre alla velocità massima, fiduciosi che saremo fermi a pranzo in modo da ricaricare le batterie e che nel pomeriggio di alzi un vento che ci spinge senza motore.
Peschiamo alla traina una piccola leccia stella e pensando a quanto potrebbe diventare grande la liberiamo subito.

Approdiamo a pranzo alla spiaggia di Marina di Pisa Dove reincontriamo Masa e ci scofaniamo insieme un buon panino pieno di ingredienti come li fanno qui in toscana.
Si riparte al pomeriggio con il vento già salito e a motore spento procediamo a una velocità di 3 nodi!
Il vento ci spinge fino al porto di Livorno e guardando bene che non ci siano traghetti, come farebbe una Paparella che attraversa la strada, noi attraversiamo l’entrata del porto.
Superato il porto il vento ci molla, ma ormai la nostra destinazione è vicina: Calafuria.
Procediamo perciò sprezzanti a 5, ormai traguardando la nostra base notturna.
Giunti a calafuria ci attendono Masa e Giovanna con delle birrette freschissime.
Questo tramonto però è triste perché sappiamo che domani la spedizione via terra con la Poderosa non ci sarà. E quindi questa birretta è un po’ piú amara, sa di addio…
Grazie Poderosa e grazie Lencio e Masa che l’hanno portata fino non è l’Elba ma hanno dimostrato che via terra si può viaggiare in equilibrio con l’ambiente. Speriamo di riviaggiare insieme.

Poderosa:

Sole a catinelle oggi. Fortissimi rovesci di raggi u-vi- a u-vi-bi e anche di tutti gli altri raggi. Bombe di sole incontrollabili e diffuse su tutto il litorale toscano.
eppure quello che raccolgo è sempre poco, mi son fatto l’idea di usare un imbuto troppo piccolo. Forse, cerco di infilarlo in un secchio inadeguato.
Il fatto è che a “The bicicletta formerly known as poderosa” questo sole non basta mai ne beve a litri e dopo pochi chilometri è già stanca lasciando l’onere di scaricare coppia alla ruota interamente sulle ginocchia del fantino che, in questo caso, sarei io.
Trasbordo per me, bicicletta e carrello raccogli sole a bordo di elettra, pedalate verso pisa, colazioni.
Seminario dal titolo “rotonde, precedenze e corsie di percorrenza” relatori io ed un enorme pilota di ambulanze, durata 10 minuti.
e poi controvento verso marina di pisa, un porto, un bar, una panineria “Ti serve ricaricare qualcosa? attaccarti alla corrente?” “No, no, grazie, ho il pannello solare” e qualcosa dentro di me muore.
Livorno, grattachecca, salite mangiaebevi, spiaggie, macchine sull’aurelia, distese di motorini che piazza dante sembra un’isola pedonale.
Arriviamo a calafuria, nome simbolico e agognato di quand’ero piccolo, e qui finisce l’avventura terrestre di questa spedizione. un bagno in mare, un brindisi d’arrivederci e salutiamo l’equipaggio di elettra mentre bici, carrello e connettori vari si stringono per entrare in un bagagliaio e ritornare a genova spinti da svariati litri di combustibile fossile.